Nuova rubrica: 3F-3F (non è un nuovo droide di Star Wars)
3 film
attraverso 3 fotogrammi.
Si inizia con Creed, A History Of Violence e La carovana dei mormoni
Creed – Nato per combattere (Ryan
Coogler, 2015)
Il giovane Creed
accende il proiettore e il fascio di luce tinge la superficie scura all’altro capo della stanza: il secondo incontro tra Apollo Creed e Rocky Balboa, che ogni fan
della saga conosce più che bene. Il figlio di Creed (Adonis) taglia il fascio di luce -
la sua ombra copre parte dell’immagine di Rocky, la figura di Rocky è in parte
proiettata sul suo corpo – e comincia a boxare contro il padre. L’intero film
in un solo fotogramma. Un figlio che fa pugni contro la pesante eredità
paterna, alla ricerca di un’identità e di un riscatto personale che non sia
iscritto nei suoi geni. Un regista che aggiunge un nuovo capitolo a una saga
arcinota, che ha conosciuto momenti altissimi e altrettanto bassi, che riesce
nell’incredibile sfida di creare un prodotto che come i suoi più illustri
predecessori trasuda epicità. Lo fa nel rispetto dell’eredità cinematografica e
allo stesso tempo sfidandolo, proprio come il giovane Creed. Infine, il mito
che si aggiorna, che si rimette a passo con i tempi: un giovane e promettente attore
che sovrappone la sua immagine a quella di uno più anziano che ha fatto storia;
il classico eroe bianco che cede il testimone a un eroe di colore, simbolo di
una società in cambiamento; la rabbia
sociale che smette di essere prerogativa del disagio economico (quello di Rocky
Balboa nel primo capitolo) e che infiamma anche il cuore di un giovane
benestante (Adonis Creed).
A History of Violence (David Cronenberg, 2005)
Nel volto di Viggo
Mortensen chiazzato dal sangue David Cronenberg è in grado di scolpire l’intero
discorso sulla violenza che porta avanti in A
History of Violence. Il pacifico Tom Stall si trasforma definitivamente nel
violento Joey Cusack, facendo mattanza dinanzi agli occhi dei suoi familiari: il
signor Hyde trionfa sul dottor Jekyll. In una sola inquadratura il regista è in
grado di catalizzare la portata corrosiva e allo stesso tempo liberatoria della
violenza, mettere in scena la sua “cinegenia”, gli effetti che ha tanto sulle
vittime quanto sui carnefici. L’espressione di Viggo Mortensen materializza il
rovesciamento delle parti tra cacciatore e preda che la pellicola mette in
mostra, puntando i riflettori sulla violenza quale fenomeno complesso,
sconvolgente eppure agente storico, motore della storia narrata da Cronenberg e
della Storia (History non Story)
La carovana dei mormoni (John Ford,
1950)
È il film che
John Ford ha riconosciuto come il più fedele all’idea iniziale [1]. Il regista
subisce poche pressioni dalla produzione, non ci sono grandi nomi nel cast, né
grandi budget, e quindi Ford può permettersi di fare il film che vuole, con un argomento che
gli sta a cuore: quello dell’escluso dalla comunità, già affrontato in Ombre Rosse. Un gruppo di mormoni
(esclusi per motivi religiosi) viaggia per lande polverose alla ricerca di una
terra promessa e incontra un dentista ciarlatano e due donne dai facili costumi
(esclusi a causa di una morale bigotta). Viaggiano verso l’orizzonte, verso un
nuovo avvenire e affrontano minacce di vario tipo e nel loro cammino riscoprono
il senso del vivere insieme, del valore della comunità priva di bigottismo,
pronta ad accogliere la diversità. Sono gli umili che riescono a fare gruppo e
diventare motore della società (vedi anche La
più grande avventura, 1939). L’ideologia comunitaria è riassunta in pieno
nell’immagine della ruota del carro, trainato dal cavallo stremato, che riesce a scavalcare l’ennesimo ostacolo grazie agli sforzi di tutti: inquadrata dal basso
in un movimento ascensionale che suggerisce l’idea dell’elevazione, spirituale
oltre che materiale.
[1] P. Bogdanovich, Il cinema secondo John Ford, Parma,
Patriche Editrice, 1990 p. 86
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